Programma

Per chi come noi ha deciso di vivere in un Paese dell’Unione Europea, per un percorso formativo, lavorativo e/o per scelte di vita personale, il concetto d’Europa unita è tutt’altro astratto. Godiamo di diritti e libertà diffuse, che per noi sono ormai scontate, mentre solo per la generazione dei nostri genitori o nonni, erano cose impensabili: la libertà di muoversi liberamente tra confini, la libertà di fare impresa, di lavorare e studiare in diversi Paesi, la possibilità di esercitare il diritto di voto, seppur solo a livello comunale, laddove si vive e di poter decidere se votare o meno per le liste europee dei paesi di residenza, senza dover rinunciare alla propria cittadinanza d’origine, sono alcuni dei privilegi di cui godiamo in quanto cittadine e cittadini dell’Unione Europea.
Tuttavia, proprio la nostra esperienza concreta ci dice anche che esistono, tra i vari Paesi, ancora troppe divergenze, specie nell’ambito delle tutele del lavoro, nell’assistenza sanitaria e nella portabilità dei diritti. Ogni Paese ha una propria autonomia in molti di questi ambiti; tuttavia una maggiore integrazione europea deve e può avvenire e credo che sia uno dei principali doveri delle elette e degli eletti all’estero, lavorare per creare relazioni politiche tra Paesi affiché, anche le legislazioni nazionali evolvano e siano di sostegno allo sviluppo di politiche europee più solidali ed inclusive: le nostre esperienze nei vari Paesi sono un di più che portiamo a sostegno dello sviluppo politico e sociale dell’Italia.
Infine, è a livello europeo che si devono affrontare alcuni temi complessi e globali su cui i singoli stati possono fare poco, i temi principali per me sono: (a) la questione delle migrazioni ed il tema dell’accoglienza, affinché si tutelino le persone che vogliono cercare opzioni di vita migliori in Europa, che fuggono da guerre, fame e malattie, con un approccio solidale e positivo, che sia meglio regolato per gestire il fenomeno e non esserne spettatori passivi, unico modo per togliere il tema alla retorica xenofoba delle destre e (b) la questione della concorrenza sleale e del dumping sociale tra Paesi interni all’EU sul costo del lavoro e quindi sulle retribuzioni e le tutele sociali ed economiche.
  1. Rafforzamento della cooperazione tra famiglie politiche nei diversi parlamenti nazionali
  2. Modifica del trattato di Dublino
  3. Ripensare le politiche dell’accoglienza affinché il tema della migrazione non venga lasciato alla retorica securitaria delle destre.
  4. Impegno per il rafforzamento dell’integrazione europea, discussione sull’Europa federale o sul modello della Repubblica d’Europa attraverso input per il rilancio di un percorso costituzionale di riforma
La nostra comunità vive una condizione particolare, da cui discendono anche esigenze specifiche che non sono spesso contemplate nei programmi politici nazionali. Nella vita quotidiana delle italiane e degli italiani all’estero, il rapporto con i servizi consolari rappresenta in molte realtà un problema notevole. Lo stesso vale per il sostegno offerto per chi vuole fare impresa, per la lingua e la cultura italiana, ambiti in cui si è via via intervenuti con tagli indiscriminati, e un conseguente impoverimento di uno dei settori strategici per l’internazionalizzazione e dunque per la creazioni di reti commerciali ed economiche. Poi, occorre mettere mano, in modo radicale, sulle normative che regolano le strutture di rappresentanza di Comites e del CGIE. Se ne parla da anni, ma senza arrivare mai a un vero progetto di riforma.
  1. Investimenti nei servizi consolari con un attenzione alla transizione digitale, per facilitare l’accesso ai servizi base, dalle richieste di documenti e/o duplicati, alle certificazioni
  2. Servizi ad hoc per chi vuole fare impresa, con servizi di accompagnamento nei vari paesi, per promuovere il marchio Italia
  3. Ampliamento degli investimenti per la promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo, anche attraverso accordi bilaterali coi paesi EU, affinché l’italiano diventi una lingua insegnata sempre più anche nelle scuole locali
  4. Riforma della legge sui Comites, con l’abolizione dell’inversione dell’opzione (ossia la necessità di pre-registrarsi per poter poi votare) e riforma del CGIE secondo le linee già elaborate dal CGIE stesso.
  5. Impegno per il rafforzamento del bilinguismo per le seconde generazioni.
  6. Riconoscimento dei titoli di studio all’estero
Il lavoro è il tema cardine di ogni agenda socialdemocratica, ed è un tema fondamentale anche per me: esistono divergenze spaventose nelle retribuzioni così come nelle tutele delle lavoratrici e dei lavoratori. L’Italia non ha un salario minimo e questo è inaccettabile. All’ Art. 36 la nostra Costituzione afferma che “il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. Eppure, sappiamo che lo sfruttamento del lavoro è all’ordine del giorno in molti settori economici: paghe orarie ben al di sotto di ogni aspettativa, contratti precari ed instabili o, cosa non rara, lavoro in nero, dove le garanzie minime sono negate. Penso che l’introduzione di un salario orario minimo non inferiore a 8 Euro lorde sia un obbligo morale.
L’esperienza tedesca offre ottimi elementi di riflessione e una base forte da cui partire: deve essere istituita una commissione che segua lo sviluppo del provvedimento, ne dia una valutazione annuale e offra programmi di implementazione della normativa, per un progressivo aumento del salario orario minimo nel corso del tempo. Inoltre, deve essere istituito un servizio ad hoc di raccolta dati sulle denunce di casi di inadempimento, affinché venga contrastato ogni tentativo di sfruttamento ulteriore e di elusione delle regole, dato che le numerose esperienze all’estero hanno indicato l’estrema importanza dell’istanza del controllo per un’applicazione efficace della legge.
Infine, assieme all’introduzione di un salario orario minimo devono essere realizzate altre due cose fondamentali e tra loro legate (a) l’ottimizzazione dei sistemi di welfare, con una riforme delle norme di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale da un lato, e (b) una riforma della legge sulla rappresentanza sindacale e la contrattazone collettiva. Questi obiettivi sono quelli emersi dall’agorà da me promossa nel novembre 2021 assieme a Simone Oggioni di Art.1, Emanuele Felice, ex resp. Economico del PD, i circoli PD di Berlino e Brandeburgo, Triuggio, Stoccolma, Copenhagen, Vienna e la CGIL.
  1. Introduzione di un salario orario minimo
  2. Riforma della rappresentanza sindacale
  3. Ottimizzazione dei sistemi di welfare
Direttamente collegato al tema del lavoro, e della qualità del lavoro in particolare, c’è la formazione. Da tempo sostengo scambi politici tra federazioni PD italiane e quelle tedesche sul tema della formazione scuola/lavoro sul modello tedesco. Il percorso di crescita professionale deve passare per la formazione. Le ragazze ed i ragazzi devono poter scegliere che percorso seguire. Mentre in Germania gli studi tecnico-professionali godono di un’ottima reputazione e sono percorsi efficaci di inserimento lavorativo per migliaia di giovani, in Italia permane un pregiudizio negativo e una totale assenza di attenzione nel mondo della formazione professionale.
Deve essere una priorità investire risorse per migliorare i sistemi di formazione ed inserimento lavorativo sia scolastico, sia attraverso la riqualificazione lavorativa per persone che escono dal mercato del lavoro, accedono all’assistenza sociale e si trovano però poi abbanondate a se stesse. Oltre al sostegno economico deve essere data anche la possibilità di “riqualificarsi” professionalmente, con corsi di formazione, di approfondimento e specializzazione. E questo a prescindere dall’età. Non ci sono solo le eccellenze scientifico-accademiche ed internazionali a cui dare attenzione. Esiste un mondo fino ad oggi abbandonato a se stesso che può essere motore per il rilancio dell’economia del paese, specie nelle aree più svantaggiate, quelle rurali – che sono state lasciate alle forze di destra populista –, e quelle periferiche, al nord come al Sud.
  1. Introduzione del sistema duale scuola/lavoro come da modello tedesco
  2. Investimenti nella formazione continuativa e nell’internazionalizzazione
  3. Introduzione dei percorsi di riqualifica professionale per disoccupati di breve e lungo periodo come componente integrativa agli strumenti di sostegno sociale
  4. Sostegno alle reti di ricercatrici italiane/ricercatori italiani all’estero, per valorizzare le esperienze e condividere conoscenza.
La battaglia per i diritti è una battaglia imprescindibile. Dico diritti, senza ulteriore specificazione, perché non esiste tra diritti civili e diritti sociali alcune contrapposizione: occorre intervenire, come ho spiegato nei punti precedenti, in modo massiccio e radicale nel mondo del lavoro e della formazione per dare vero adempimento ai principi costituzionali. E questa battaglia va mano nella mano con quella per il riconoscimento dei diritti e delle libertà civili: contrasto ad ogni forma di discriminazione, impegno per un vero empowerment delle donne, eguaglianza di diritti per le persone LGBTQI*, ossia un impegno forte e chiaro per il same-sex marriage, l’adozione per single e per coppie omosessuali – poiché l’adozione è un diritto delle bambine e dei bambini ad avere chi si occupa di loro e ne garantisca uno sviluppo positivo –, riforma delle normative sul cambio di sesso per le persone transgender e un investimento nell’educazione, in ogni ordine e grado scolastico, così come in tutti i settori della pubblica amministrazione, dagli uffici della burocrazia alle forze di polizia, e nell’esercito. Serve formare e sensibilizzare a 360 gradi, perché ampliare i diritti rende la società più aperta ed integrata.
  1. Matrimonio egualitario
  2. Riforma della disciplina per le adozioni
  3. Inserimento di percorsi di formazione e sensibilizzazione per la pubblica amministrazione in termini di competenze interculturali e di prevenzione contro le discriminazioni
  4. Legge quadro contro le discriminazioni per motivi di genere, di orientamento sessuale, di origine etnica, religiosa, abilismo, transfobia e per caratteristiche personali (lingua, peso, malattia, età…).
  5. Contrasto alle teorie riparative
La sostenibilità è un termine ampio e lo intendo sia dal punto di vista sociale sia ambientale. La crisi energetica originata dalla guerra della Russia contro l’Ucraina ha messo in luce tutte le incongruenze, i ritardi e gli errori della politica energetica dei Paesi nell’UE. Serve ripensare completamente il modello di sviluppo economico, con un serio investimento per le energie rinnovabili e per una strategia di riduzione delle emissioni inquinati per contrastare il surriscaldamento globale.
Servono politiche nazionali che tengano sempre in considerazione i fattori ambientali, unitamente a quelli sociali. Occorre rafforzare le reti di produzione di energia pulita in Italia, da fonte eolica, solare ed idrica. Bisogna ridurre la dipendenza dal gas estero, specie in riferimento a Paesi illiberali dove i diritti umani non vengono rispettati. Bisogna tornare a valorizzare la ruralità, le comunità locali come centri di sviluppo e di promozione ambientale. Lo scopo politico è coniugare esigenze economiche con la sostenibilità sociale ed ambientale, con una vera e propria responsabilità sociale diffusa, tra imprese e cittadini, tra cittadini, imprese e stato.
  1. Investimenti nelle politiche ambientali che valorizzino le energie rinnovabili
  2. Ridiscussione degli accordi energetici con paesi in cui avvengono violazioni sistematiche dei diritti umani
  3. Politiche per le comunità locali e la ruralità (piccoli borghi, comunità montane…)
Il contrasto alla criminalità organizzata internazionale è un dovere, poiché molti settori economici sono inquinati dall’azione criminale di gruppi di varia natura. L’esperienza italiana di contrasto al fenomeno mafioso è paradigmatica. Occorre creare sinergie tra Paesi e provare a promuovere uno sviluppo omogeneo di legislazioni che contrastino in modo efficace il riciclaggio di denaro, la corruzione e l’evasione fiscale.
  1. Creazione di scambi tra Paesi per il contrasto alla criminalità organizzata.
Infine, il tema che mette tutto insieme, la stella polare di questo mio agire politico è la realizzazione dell’equità sociale, economica, ambientale e generazionale. Azioni concrete devono riguardare, per esempio, una tassazione progressiva in un sistema fiscale coerente.
Lavoro, formazione, sostenibilità e diritti sono gli ingredienti per la realizzazione di una equità sostanziale. L’equità è un obiettivo in sé, che deve caratterizzare l’azione politica di una forza di sinistra, socialdemocratica e progressista e dunque l’azione delle/dei rappresentanti elette/i nelle istituzioni democratiche del Paese.

“Spero di avere la vostra fiducia”

Mi chiamo Federico Quadrelli, ho 35 anni, e sono nato a Pietrasanta, nella splendida Versilia storica, in Toscana. Ho studiato a Milano Sociologia e Ricerca sociale e poi mi sono trasferito a Berlino, dove vivo da ormai 10 anni. Qua ho iniziato a scrivere un nuovo capitolo della mia vita: ho conseguito una seconda laurea in Studi Europei per poter imparare il tedesco al meglio e da un anno ho un assegno di ricerca all’Università di Kassel con la Fondazione Friedrich Ebert per un dottorato di ricerca. Vengo da una famiglia che mi ha sostenuto molto nel mio percorso di vita, nonostante le poche disponibilità economiche.

Ai miei genitori va il mio più grande ringraziamento. Ho studiato con una borsa di studio e lavorato: ho fatto l’operatore call-center, l’impiegato in ufficio per multinazionali e anche l’operaio, perché non volevo pesare sulla mia famiglia, che già stava facendo molti sacrifici per permettermi di studiare. Ed ora eccomi qua: mi sono laureato, vivo in un paese diverso da quello di nascita, ho imparato il tedesco e costruito nuovi rapporti. Mi impegno socialmente e politicamente in Italia ed in Germania, nel PD e nella SPD, contro le discriminazioni, per una società più equa e tollerante, per i giovani e per i più anziani, perché credo sia fondamentale un nuovo patto generazionale; contro l’esclusione sociale e per un lavoro dignitoso, affinché ci sia veramente parità di opportunità. E credetemi, lo so, ho vissuto sulla mia pelle tutte queste difficoltà. Sono oggi italo-tedesco, perché credo che l’acquisizione della cittadinanza del paese in cui si risiede sia importante per una vera e compiuta integrazione. Per questo voglio impegnarmi per il pieno riconoscimento dei diritti di tutte e di tutti. Mi impegno da tanto con l’obiettivo di contribuire, nel mio piccolo, alla realizzazione di una società più equa, di un’Europa più solidale, di un’Italia più giusta.

Spero di avere la vostra fiducia, in questa sfida enorme che ci attende.

Federico